Basta solo svoltare l'angolo, ed ecco vedere in un qualsiasi volto l'anima in pena che cerca senso, consolazione, o anche solo un pizzico di considerazione. Siamo soli, in negativo: nel buio ; dovremmo essere soli, in positivo: illuminanti. Appena appena, ogni anima in pena sembra vagare per la città come avesse in mano un cappio, che con rabbia vorrebbe porre attorno al collo altrui, o con delusione vorrebbe attorno al proprio. Appeso a questa pena, ognuno di noi fa tristezza, compassione, ma non comunione: la paura della gioia ci attanaglia, ci stringe in una morsa, nessuna mossa possiamo fare, nessuna verità possiamo dire, nessuno possiamo più baciare, nemmeno col pensiero. Siamo quasi al testamento, considerando la situazione, se non vi fosse, proprio da dove eravamo partiti, un'ancora di salvezza. Facendo il replay dei nostri passi andiamo a retro (cosa che non vorremmo mai fare, noi che ci spingiamo sempre in avanti), ed ecco, proprio prima dell'angolo, lì davanti, in visione più ampia, panoramica e globale, sollevando gli occhi (mentre in genere li abbassiamo)...Che cosa, se non il triangolo, che ci fa vedere la perfezione del nostro procedere che va, oltre l'angolo fatto, a un angolo da fare, per farsi ricondurre - perfettamente - al nostro angolo?... "Il triangolo no, non lo aveva considerato…" nemmeno lui, anche se come noi lo aveva visto. Ma ora, anche grazie a lui, possiamo prenderlo in considerazione, sospendendo ogni impiccagione appena appena in tempo per la soluzione.
Nessun commento:
Posta un commento