Era una sera, e s'era perso per una chimera; altro che aver un cavallo! Il suo s'era perso quella sera per un cavillo, o meglio, un apostrofo. Lui aveva apostrofato il suo cavallo, e quello s'era spronato da sé e l'aveva lasciato a piedi, nel bel mezzo della guerra. Solo la sera ora s'era accorta di lui, e lo proteggeva come poteva, col suo manto ombroso, mentre il suo ombroso cavallo per un cavillo s'era allontanato da lui. Lui, perso nella sera; la sera, che si perdeva in lui, quasi in un connubio di tristezza, a rimarcare una fine vicina - fosse magari quella della guerra! - e un aver cavalcato invano la chimera, ancor prima del suo cavallo. Ma ecco che un cavillo apparve, scomparendo - per così dire - dalla guerra in chimera e trasformandosi nella domanda di senso di quella sera: s'era reso conto della sua identità... chi(m)era?
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