NUOVI VAGITI


Finchè c'è vita, c'è speranza, e finchè ce n'è, evviva il re. E questo per affermare la speranza non solo a parole e in augurio a tutti, ma per constatarla nei fatti di ogni giorno. Ogni giorno è denso di vagiti, che forse tra il caos e il traffico della città non riusciamo più a sentire. Ma se smorziamo anche solo un poco le orecchie che sentono da sempre solo ciò che interessa, e proviamo ad ascoltare con la gratuità del cuore, ecco che distinguiamo, tra il canto della cicala e il ritornello del passerotto, il timido e fragile ma chiarissimo vagito di qualcuno, e anche di qualcosa. Qualcuno che certo è già nato e dato per scontato, ma che vuole rinascere con il tuo ascoltarlo: che da nato vuol essere ora un rinato, a quella vita che ha perso o nella quale si è perso. E' vagito intriso di doglia, sì, perché oltre al dolore che si porta ha un estremo bisogno di nascere di nuovo a questo mondo che l'aveva messo a tacere, abortendo ogni sua possibilità. Qualcosa si accompagna a lui in questo vagito, perché ogni realtà che è stata oscurata nel suo nascere vuole ora essere illuminata e riprendere luce: venire alla luce di nuovo. Proprio per questo occorre porre un silenzioso e amoroso ascolto a questi vagiti che annunciano le doglie della città.
 
 

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