I soldi, questa benedetta o maledetta regola della nostra vita!
Ma che colore hanno veramente i soldi, al di là della loro stampa?
Quando li uso per un fine nobile, ad esempio la condivisione, ecco che i soldi si colorano come l'arcobaleno; ma quando faccio affari loschi, usandoli solo per il mio ego, ecco che essi diventano grigi, neri. Quando mi metto a calcolare come usarli, invece, essi appaiono nella loro trasparenza, come in attesa di ricevere il colore adeguato a quella situazione nella quale io mi metterò. I soldi, in effetti, non sono soprattutto per il corpo, anche se per questo essenzialmente vengono usati; sono invece lo specchio dell'anima, sono il riflesso del mio io, e anche del mio dio. L'uso del soldo da parte mia rivela, anche attraverso una o due monetine, il mio stile di vita. Sono come biopsie del mio comportamento, di chi sono, della mia identità. Non a caso sulle monete c'è quasi sempre stampato un volto. Non a caso anticamente si offriva in merce non soldi ma vite: di animali, come denaro; di persone, come mercato di scambio anche per realtà durevoli, quali il matrimonio. Colorando i soldi, io do colore alla mia vita; se si scolorano, se perdono colore, anch'io sono perso. Posso avere tanti soldi scolorati, e un soldo soltanto ma pieno di colore: così avviene nell'essere umano. Il primo soldo sono io, loro sono sempre e soltanto assoldati da me, soldati che combattono con me la battaglia della vita, o che fuggono da traditori da tutto ciò che li interpella.
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